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Un laboratorio sulle emozioni: il metodo Ruler

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Un laboratorio sulle emozioni: il metodo Ruler

Maggio 19, 2019

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La professoressa Silvia Pacelli ha realizzato con la Classe 1D della Scuola secondaria di Primo grado di Orte un’attività laboratoriale seguendo il metodo Ruler, con l’obiettivo di riconoscere, comprendere, definire, esprimere e gestire le proprie emozioni.

Si tratta di un metodo studiato per oltre 20 anni e messo a punto all’Università di Yale (USA).

RULER è l’acronimo di: Recognizing Understanding Labeling Expressing Regulating Emotion.

Il risultato dello studio ha dimostrato che, individuando le proprie emozioni e quelle dell’altro, si favorisce la sicurezza psico- fisica nell’ambiente scolastico, il clima tende a diventare positivo, e diminuiscono comportamenti aggressivi, ansia iperattività, distrazione e atti di bullismo. Ciò sembra dovuto allo sviluppo dell’empatia tra i pari e anche verso gli insegnanti, che favorisce la partecipazione e la fiducia tra le persone.

RULER significa anche “righello”, ed infatti il misuratore delle emozioni non è altro che un cartellone colorato (rosso, blu, giallo, verde), che possa “misurare” in funzione del suo colore l’emozione; inoltre i colori sono disposti in modo tale da formare un asse cartesiano, dove sull’asse delle ascisse sono riportate le sensazioni, che partono (dallo 0) da “spiacevoli” ed arrivano a “piacevoli”, mentre sull’asse delle ordinate è riportata l’”energia”, anch’essa parte da “bassa” fino ad arrivare ad “alta”. Questo cartellone prende il nome di Mood Meter. Ogni quadrante è stato ulteriormente suddiviso in tante caselle, ognuna riportante un’emozione corrispondente al colore e quindi in funzione degli assi (X;Y).

                                                              

L’esperimento prevede che ogni alunno e ogni insegnante indichi ogni giorno il suo umore e si cerchi nell’arco della giornata di raggiungere un punto di equilibrio e di accordo. Gli studenti sono chiamati a scrivere su dei post-it colorati ciò che provano e ad attaccarli sul cartellone; e così a guardarsi dentro e a scoprire nello stesso momento cosa provano gli altri. Questo semplice gesto può farli crescere e comportare inevitabilmente in modo diverso. Dovendo “rappresentare” le proprie emozioni, esse diventano più chiare e più comprensibili, ciò può favorire lo sviluppo dell’empatia verso i compagni, aiutando a comprendere meglio il comportamento altrui.

Il progetto prevede anche 3 clausole, se così possiamo dire, ovvero: un “Contratto Emozionale”, dove ragazzi, insegnanti e quando possibile anche i genitori, si impegnano a dare la giusta importanza a quello che provano, per creare un ambiente di vita migliore. Viene stabilito un programma e un obiettivo da raggiungere ed ognuno nel proprio ruolo si impegna a compierlo.

Sono previsti dei “Metamomenti”, ovvero dei momenti in cui ognuno ragiona, trovando le parole migliori, sulle proprie emozioni, sulle loro cause, su cosa comporterà rimanere di un certo umore. È la fase in cui si sviluppano strategie per migliorare le pratiche riflessive e le abilità di risoluzione dei problemi e di gestione delle emozioni; si realizza così un processo di profonda conoscenza interiore, di comprensione dei propri desideri amplificando il problem solving.

Il terzo punto si chiama Blueprint, ed è un questionario che serve per dirimere i conflitti. Questo viene somministrato in caso di litigio tra due studenti con la consegna da parte dell’insegnante di rispondere alle domande del questionario, esplicitando le ragioni emotive del conflitto. Le risposte di uno vengono poi fatte conoscere all’altro, e questo permette a entrambi di capire il punto di vista dell’avversario.

La Classe 1D sta partecipando volentieri e con interesse a questa attività, sempre in divenire, che proseguirà anche il prossimo anno, molti studenti affermano di essere stimolati a guardasi dentro e, nello stesso tempo a confrontarsi con il compagno o la compagna che provano il loro stesso stato d’animo. Come alcuni dei ragazzi hanno affermato, osservare chi apparentemente sembra mostrarsi un un modo e indica invece uno stato d’animo opposto, è un modo per conoscersi meglio e per mettersi nei panni dell’altro.

Sotto la guida della prof.ssa Pacelli la classe, suddivisa in gruppi di lavoro, ha realizzato tutto il materiale cartaceo necessario per la costruzione del Mood Meter, ragionando anche sul lessico specifico delle emozioni, attraverso la più efficace traduzione dall’inglese all’italiano e provvedendo alla stesura del Contratto emozionale.

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